Caratteristiche delle NDE
I soggetti che hanno vissuto tali fenomeni, una volta riprese le funzioni vitali hanno raccontato di aver provato esperienze che risulterebbero connotate da numerosi elementi comuni:
Questi aspetti ricorrono sistematicamente, anche se non sono necessariamente tutti presenti in ogni NDE.
Ipotesi e studi
Poiché i racconti dei soggetti rianimati (ad esempio i pazienti rianimati dopo una grave crisi cardiaca o per gravi traumi) e dei soggetti risvegliatisi dal coma costituiscono un corpus di testimonianze che ha alcune caratteristiche apparentemente omogenee, molti studiosi si sono interessati a tali fenomeni. Le teorie critiche sulle "NDE" si dividono sostanzialmente in due tipologie, una finalizzata a darne una spiegazione scientifica e razionale l'altra di carattere spirituale e soprannaturale:
Se interpellati su tali spiegazioni, i reduci da una NDE, pur comprendendo la necessità e il desiderio di cercare un’interpretazione razionale a quanto da loro vissuto, ribadiscono come, nella loro percezione, la loro esperienza sia stata interpretata come pienamente reale e non un'ingannevole apparenza indotta da fattori endogeni o esogeni. D'altra parte, naturalmente, la soggettività del vissuto non è considerata scientificamente attendibile.
Il più noto studioso di questi fenomeni è il medico e psicologo americano Raymond Moody, autore del celebre bestseller La vita oltre la vita (Life after life), pubblicato nel 1975.
Negli ultimi anni hanno dato un rilevante contributo a questi studi e alla loro divulgazione anche il teologo francese François Brune, nel 1989, poi il medico olandese Pim van Lommel, nel 2001, e nel 2004 Gary E. Schwartz.
Padre Albert J. Hebert S.M., nel suo libro I morti resuscitati, pubblicato negli Stati Uniti nel 1986 con il titolo Raised from the dead, afferma che le NDE vanno distinte da praticheesoteriche perché "la persona coinvolta non va in cerca" di comunicazioni con l'Aldilà. Osserva Antonio Socci: "Le NDE non hanno alcun rapporto con pratiche che la Chiesa condanna. Non c'è nessuna controindicazione di principio della Chiesa."[11]
Padre Hebert scrive inoltre: "Le moderne cronache dei ritorni dall'altro mondo, comunque, sembrano lasciar intendere che il Paradiso è aperto a quasi tutti con scarsa attenzione prestata al fatto se l'individuo è stato al servizio di Dio o se è stato negligente nei suoi confronti sulla terra." Osserva Antonio Socci: "È stato rilevato che le NDE di segno negativo e spaventoso in genere sono tenute più riservate dai diretti interessati e per questo, nel complesso, sono statisticamente meno numerose."
Insieme ai lavori svolti in ambienti controllati e pubblicati su riviste mediche o specialistiche, la letteratura sulle esperienze ai confini della morte è anche ricca di alcunisensazionalismi e di resoconti apparentemente sensati ma non scientifici.
Inoltre, data la sua natura, l'argomento ha fatto nascere tantissime polemiche in ambito scientifico a causa del tentativo, da parte di alcune persone, di dare una spiegazione alle esperienze ai confini della morte in base al loro sistema di credenze religiose.
Il contributo di Pim van Lommel
Da un punto di vista strettamente scientifico, il contributo a tutt'oggi più approfondito è probabilmente quello di Pim van Lommel, un cardiologo olandese che, insieme ad altri colleghi, nel 2001 pubblicò sulla prestigiosa rivista medica “The Lancet” i risultati di uno studio condotto per oltre 10 anni su 344 pazienti. Lo studio, condotto con metodi scientifici e statistici, aveva come obiettivo la verifica dell'esistenza o meno delle NDE. Più specificamente, lo scopo era quello di verificare se ciò che i reduci da una NDE definivano stato di coscienza e memoria fosse stato un fenomeno dell'attività cerebrale o se fosse stato un fenomeno indipendente da questa.
Dopo una lunga analisi sui metodi adottati, sui pazienti, sulle medicine usate negli interventi e una particolare attenzione alle condizioni di encefalogramma attestate nei vari casi, van Lommel e colleghi conclusero che i fenomeni riscontrati potevano essere spiegati unicamente assumendo che quanto i soggetti ad una NDE definivano "esperienza cosciente" non fosse stato un semplice epifenomeno dell'attività cerebrale. Data la prestigiosa natura della rivista nella quale fu pubblicato, ben presto lo studio fu attaccato dai sostenitori della natura puramente materialistica dello stato di coscienza come prodotto dell'attività cerebrale.
L'attacco più conosciuto venne dalle colonne di Scientific American, firmato da Michael Shermer, al quale van Lommel indirizzò una replica dove, difendendo il rigore scientifico della ricerca svolta, osservava che a suo parere non era possibile giungere a conclusioni diverse da quelle pubblicate dal proprio team di ricerca.
Il contributo di Sam Parnia ed il progetto "AWARE"
Dal 2008 il dott. Sam Parnia, professore assistente di terapia intensiva all’Università Statale Stony Brook di New York, in collaborazione con il dott. Peter Fenwick e i professori Stephen Holgate e Robert Peveler dell'Università inglese di Southampton, è alla guida del programma AWARE ("AWAreness during REsuscitation" ovvero "Consapevolezza durante la rianimazione"), la ricerca sulle NDE più estesa mai condotta che coinvolge ormai ben 25 ospedali tra Regno Unito, Europa centrale, Stati Uniti, Brasile e India.
Durante lo studio AWARE, i medici utilizzano una tecnologia sofisticata per lo studio del cervello e della coscienza durante l'arresto cardiaco e, nello stesso tempo, hanno in programma di testare la validità delle eventuali esperienze extracorporee e di ciò che i pazienti "vedono" o "sentono" durante l'arresto cardiaco. In particolare, come viene descritto nel programma di ricerca, la verifica dei ricordi relativi agli eventi di rianimazione comprende anche l'uso di oggetti nascosti che non sono normalmente visibili dal paziente, come immagini poste su supporti appesi al soffitto, in modo che siano rivolte verso l'alto. Questi oggetti forniranno un marcatore indipendente obiettivo durante l'arresto cardiaco, perché saranno visibili solo da "qualcuno" che li osserva dall'alto.
Nel 2014 sono stati resi noti i risultati dello studio condotto sotto la guida di Sam Parnia: è emerso tra l'altro che circa il 40% dei soggetti esaminati ha avuto "percezioni di consapevolezza" durante l'arresto cardiaco, ma soli il 9% ha avuto NDE. Il dottor Parnia ha affermato: "Potrebbero essere molti di più i casi di esperienze dopo la morte ma molti non le ricordano a causa dei danni al cervello o ai sedativi che sono stati somministrati."
NDE di personaggi noti
Esperienza di Jung
Una tra le più famose esperienze di questo tipo è certamente quella occorsa al medico psichiatra e pioniere della psicoanalisi, Carl Gustav Jung, che descrive la propria esperienza di pre morte nel suo testo autobiografico Ricordi, sogni e riflessioni pubblicato solo nel 1961. Nel 1944 infatti un incidente, una frattura e un successivo infarto lo avevano portato in coma. In una lettera dello stesso anno scrive: "Quel che viene dopo la morte è qualcosa di uno splendore talmente indicibile, che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non potrebbero concepire nemmeno approssimativamente… Prima o poi, i morti diventeranno un tutt'uno con noi; ma, nella realtà attuale, sappiamo poco o nulla di quel modo d'essere. Cosa sapremo di questa terra, dopo la morte? La dissoluzione della nostra forma temporanea nell'eternità non comporta una perdita di significato: piuttosto, ci sentiremo tutti membri di un unico corpo."
Video relativi all'argomento "Oltre La Vita" sono presenti nella sezione dedicata presente nel Menù principale
Fonte: Wikipedia Link