Pim van Lommel

 

A partire dal 1986, per più di vent'anni ha studiato le NDE (acronimo di "near death experience", in italiano "esperienze ai confini della morte"), in pazienti sopravvissuti a un arresto cardiaco.Nel 2001, insieme ai suoi collaboratori, ha pubblicato uno studio relativo alle NDE sulla rivista medica "The Lancet". Nel 2007 ha pubblicato il libro "Eindeloos Bewustzijn: een wetenschappelijke VISIE op de Bijna-Dood ervaring" ("Coscienza senza fine - un approccio scientifico alle esperienze di pre-morte"), bestseller tradotto in tedesco (2009), inglese (2010), polacco (2010), francese (2012) e spagnolo (2012).1

L'edizione inglese, dal titolo "Consciousness Beyond Life, The Science of the Near-Death Experience", ha ottenuto nel 2010 il "Network Book Prize Award" del "Medical and Scientific Network".

Ritieneche le NDE non possano essere spiegate con l'immaginazione, lepsicosio la mancanza diossigeno. Le NDE, definite anche esperienze di pre-morte, sono per Van Lommel esperienze profonde che cambiano radicalmente lapersonalitàdei pazienti. Il cardiologo olandese pensa che le teorie sui rapporti tracervelloecoscienzaattualmente sostenute dalla maggioranza di medici, filosofi e psicologi, siano troppo limitate per poter spiegare adeguatamente i fenomeni di NDE. Ritiene inoltre che la coscienza non sempre coincida con le funzioni cerebrali, ma possa a volte essere sperimentata come separata dal corpo. (stralcio tratto da Wikipedia)

Esperienze ai confini della morte:

Il contributo di Pim van Lommel

Fonti:

http://www.nderf.org/Italian/von_lommel_italian.htm; http://it.wikipedia.org/wiki/Esperienze_ai_confini_della_morte

 

Le esperienze  ai confini della morte, anche note come NDE (acronimo  per l'espressione inglese "near death experience", a volte tradotto in italiano come esperienze di  premorte) sono esperienze vissute e descritte da soggetti che, a causa di malattie  terminali o eventi  traumatici, hanno sperimentato fisicamente la condizione di coma, arresto cardiocircolatorio e/o encefalogramma piatto, senza  tuttavia giungere fino alla vera e propria  morte.

Il contributo di Pim van Lommel

Da un punto di vista strettamente scientifico, il contributo a tutt'oggi più approfondito è, probabilmente, quello di Pim van Lommel, un cardiologo olandese che, insieme ad altri colleghi, nel 2001 pubblicò sulla prestigiosa rivista medica “The Lancet” i risultati di uno studio condotto per oltre 10 anni su 344 pazienti. Lo studio, condotto con metodi scientifici e statistici, aveva come obiettivo la verifica dell'esistenza o meno delle NDE. Più specificamente, lo scopo era quello di verificare se ciò che i reduci da una NDE definivano stato di coscienza e memoria fosse stato un fenomeno dell'attività cerebrale o se fosse stato un fenomeno indipendente da questa.

Dopo una lunga analisi sui metodi adottati, pazienti, medicine utilizzate ma soprattutto su elettroencefalogrammi, si concluse che i ricordi della NDE riferiti dai soggetti non coincidessero né con le irrilevanti attività cerebrali riscontrate durante il monitoraggio EEG, né come epifenomeni delle stesse, quasi a intendere le NDE come degli "stati dicoscienza" totalmente separati dal corpo. Data la prestigiosa natura della rivista nella quale fu pubblicato, ben presto lo studio fu attaccato dai sostenitori della teoria dello "stato di coscienza" esclusivamente come prodotto di attività cerebrale. Le critiche più dure furono mosse dalle colonne di Scientific American, firmato daMichael Shermer, al quale van Lommel indirizzò una precisa replica dove, esponendo il rigore scientifico della ricerca, osservò che sulla base delle osservazioni registrate non era possibile giungere a conclusioni diverse da quelle rilevate e poi pubblicate dal proprio team. (fonte Wikipedia)

Nel link riportato di seguito sono argomentate le confutazioni a Shermer, il quale ha tentato di demolire le teorie di van Lommel

Risposta a Shermer 

 

Joomla templates by a4joomla